lunedì 5 dicembre 2011

La recensione su Anobii di Chiara Valentina Segré

Nove finestre sulle complessità della psiche

Che cos’è il sogno? Come si fa a catturarne uno? Questo si domanda il protagonista de La Gabbia, racconto che apre l’antologia L’Ombra dei Sogni di Fabio Musati.
Molte discipline, dalla scienza alla filosofia alla psicanalisi, hanno provato a dare una risposta ma la natura del sogno resta ancora effimera e sfuggente. Solo su un punto tutti concordano: il sogno è una finestra verso stati del nostro mondo interiore e psicologico molto profondi, dove si tendiamo a nascondere ciò che di noi non ci piace di noi, pulsioni istintuali più o meno sopite dalle regole sociali e della convivenza civile; in una parola il nostro lato nascosto, la nostra Ombra.
Eppure, come si percepisce leggendo i nove racconti di Fabio Musati, il sogno è reale, e getta la sua Ombra, i suoi strascichi, nella nostra vita, nella vita dei protagonisti che scorrono pagina dopo pagina, che scivolano attraverso una scrittura capace di far vivere le storie in una dimensione sospesa tra il sogno e la veglia.




Accanto al sogno, l’altro tema cardine de L’Ombra dei sogni è la dualità Luce/Ombra. Essa è un tema archetipico classico che si ritrova nella filosofia, nell’arte e nella letteratura di ogni tempo e ogni cultura. Il più illustre dei precedenti è senza dubbio il racconto di Robert Louis Stevenson Dottor Jekyll e Mr Hyde, in cui la Luce e l’Ombra del protagonista sono spinte ai massimi estremi tali da non “conoscersi” l’una con l’altra. Più recentemente il contrasto tra Luce e Ombra è stato ripreso in famose saghe fantastiche e fantasy come Guerre Stellari, Il Signore degli Anelli o Harry Potter, in cui il nodo centrale è proprio la scelta dell’eroe di turno tra Luce e Ombra, due facce di una stessa medaglia.
Questa dualità è il file rouge che lega tutti i protagonisti dei racconti di Fabio Musati ne L’Ombra dei sogni; ognuno dei protagonisti deve confrontarsi con l’Ombra che è in lui, col lato oscuro, con la propria parte peggiore di sé, o trovarsi faccia a faccia con situazioni che non si vogliono affrontare. I protagonisti si trovano a vivere una realtà distorta, un vero e proprio sogno (o, talvolta, incubo) nel quale la realtà stessa sfuma nel sogno, o in una proiezione di questo.
La narrazione stessa, asciutta, incisiva e sapientemente dosata, induce un vero distaccamento dal contingente che segue quella dei protagonisti, come nel racconto Oltre il Capolinea, in cui il protagonista insegue le sue Ombre in un mondo reale (la metropolitana di Milano) ma completamente alienato. Luce e Ombra, dunque, Conscio e Inconscio: il tema del doppio emerge possente dalla scrittura e dagli intrecci di Fabio Musati. Tutti o quasi i racconti sono storie di persone che guardano il loro doppio, e che instaurano un dialogo, talvolta costruttivo e talvolta distruttivo, col loro inconscio. Dialogo che ha la sua massima espressione ne L'inquilino, racconto che degnamente chiude l’antologia.
La psicanalisi insegna che per non soccombere all’Ombra va intrapreso un percorso di accettazione che prevede non un suo annientamento, un suo relegarla nell’inconscio, al sogno, perché prima o poi essa troverà la strada per emergere in modo anche devastante. Essa va interiorizzata, o “mangiata” per dirla con le parole del poeta e saggista americano Robert Fly.
Nell’antologia di Musati, chi rifiuta l’Ombra e cerca di ucciderla, resta da essa annientata, come, ad esempio, i protagonisti dei racconti La Gabbia e Il Faro: chi invece scenda a patti con essa e ne ascolta la voce, gli echi, anche quando questi vibrano fra quattro muri diroccati, come ne Le case abbandonate, ne esce rafforzato e vincente. In certi casi l’accettazione è “traumatica”, come ne La Tartaruga, in cui la protagonista si lancia fisicamente nel vuoto per congiungersi alla propria Ombra, innescando però il processo di guarigione.
Per finire, due parole sulla copertina; se è vero che la copertina è il primo biglietto da visita di un libro, allora quella de L’Ombra dei sogni non poteva essere più azzeccata: l’uomo di Magritte ripreso più e più volte a ripetizione, come in una pioggia che nasconde la realtà dietro un velo e tutto sfuma. Magritte è il pittore di scenari surreali e onirici, dove i personaggi umani, spesso senza volto, non sono situati in uno spazio preciso, ma sono scontornati rispetto all'ambiente, così come lo sono tutti, sebbene in misura diversa, i personaggi narrati ne L’Ombra dei sogni.


Chiara Valentina Segré


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